A Firenze una famiglia su cinque in povertà energetica, 2mila euro annui persi in potere d’acquisto: bollette e rincari, l’allarme di Cgil e Federconsumatori. “Si rischia un disastro sociale, vanno trovati sostegni adeguati per i più fragili. L’attuale crisi di governo non sia pagata dalle fasce più deboli della popolazione”. Appello alle istituzioni locali per creare una task force territoriale sulle povertà
Negli ultimi mesi si è materializzato quello che da tempo sosteniamo: senza un adeguato intervento di sostegno alle famiglie si rischia un vero e proprio disastro sociale. Siamo purtroppo nella situazione peggiore che si potesse trovare, in parte causata dalla congiuntura internazionale. Il costo dell’energia continua la sua ascesa e gli interventi governativi rappresentano un mero tampone a breve termine; l’inflazione continua la sua corsa erodendo giorno dopo giorno il potere di acquisto di lavoratori e pensionati; ricevere bollette di energia raddoppiate mette letteralmente in ginocchio i più fragili spesso privi anche di una rete sociale a cui fare riferimento.
Qualche dato aiuta a rendere l’idea. Anche nella nostra provincia le famiglie in povertà energetica, situazione in cui si trova chi non riesce ad onorare a scadenza le bollette per la fornitura di energia per le precarie condizioni economiche, sfiorano la soglia del 20%, una su cinque. Questo è il dato che emerge dalle numerose richieste di assistenza che arrivano a Federconsumatori Toscana e nelle sedi della Cgil di Firenze. Una situazione acuita dagli effetti della pandemia e delle procedure di cassa integrazione in atto oltre che dalle numerose crisi aziendali.
Abbiamo stimato che nel corso del 2022 ogni famiglia sosterrà un maggiore spesa di circa 2mila euro in più rispetto l’anno precedente. Una erosione del potere di acquisto che non verrà più recuperato negli anni successivi. Le immagini della Firenze affollata da turisti e del benessere diffuso si scontrano con le difficoltà quotidiane dei cittadini.
Spetterebbe al governo centrale aumentare le risorse economiche da trasferire agli enti locali, per definizione enti più vicini ai cittadini, ricercando risorse, programmando priorità, mettendo in campo una seria lotta all’evasione fiscale e una tassazione adeguata sui grandi patrimoni, governando asset strategici del paese, modificando le regole che oggi consentono a grandi fondi finanziari di decidere come e quando trasferire interi poli produttivi da una nazione all’altra, da un continente all’altro. Adesso, l’attuale crisi di governo rischia di essere pagata dalle fasce più deboli della popolazione, quindi è importante evidenziare che molto possono fare anche i Comuni attraverso scelte politiche che attuano anche con la programmazione delle politiche fiscali dei loro bilanci.
Sarebbe anche opportuno creare anche una task force territoriale, una cabina di regia sulle povertà tra Città Metropolitana, Prefettura, Comuni e parti sociali per il monitoraggio del fenomeno e l’individuazione di soluzioni condivise che possano contribuire a tutelare i cittadini. La politica in fondo è una scelta di priorità per il conseguimento del bene comune. Si faccia di più e si faccia presto.