Adoc e Federconsumatori nazionali condividono le motivazioni e gli obiettivi della mobilitazione del settore delle costruzioni, che sollecita il Governo a correggere l’improvvisa decisione assunta di modificare, per l’ennesima volta, il sistema degli incentivi alla riqualificazione energetica e antisismica del patrimonio edilizio del nostro Paese, peggiorandone e complicandone le condizioni di accesso.
L’eliminazione della possibilità di cedere il relativo credito fiscale dei contribuenti, ai quali resta la sola possibilità di compensarlo direttamente nella dichiarazione dei redditi, crea infatti un discrimine nei confronti dei soggetti più deboli e di quanti non abbiano sufficiente capienza reddituale per fruirne appieno, con la conseguenza di ridurre per molti la possibilità di riqualificare le proprie abitazioni e partecipare per questa via agli obiettivi della transizione ecologica. Questa modifica penalizza, di fatto, proprio quelli che avrebbero maggior bisogno di modernizzare e rendere più efficiente la propria abitazione, mentre continueranno ad usufruirne i nuclei più benestanti, i quali, invece, possono permettersi e avere interesse a realizzare gli interventi anche a prescindere dagli incentivi statali.
Per questo noi chiediamo che l’intervento di riforma non solo assicuri, come indicato tra le rivendicazioni della mobilitazione, stabilità di lungo periodo al sistema, ma conservi la possibilità di godere dello sconto in fattura o della cessione del credito fiscale per gli incapienti. Rivendichiamo, inoltre, l’istituzione di un vero e proprio Fondo contro la Povertà Energetica, che dia la possibilità di realizzare gli interventi necessari nelle proprie abitazioni a quanti diversamente non possano permetterselo.
Se il provvedimento del Governo resta invariato, ci preoccupa oltremodo il grave danno sul fronte dell’occupazione e della crescita complessiva; così come ci allarma la mancata programmazione di interventi a favore di quanti abbiano subito truffe, raggiri o difficoltà finanziarie imputabili a terzi, o le cui domande siano rimaste incagliate nelle banche, con potenziali rischi di fallimenti aziendali, perdite occupazionali, nonché notevoli conseguenze finanziarie sulle famiglie dei beneficiari rimasti bloccati.
Sarebbe stato giusto da parte del Governo, prima di assumere provvedimenti lacunosi, avviare un serio confronto con tutte le parti interessate, a iniziare dai sindacati dei lavoratori e dai rappresentanti dei cittadini consumatori, oltre che dalle imprese e dalle banche, per assumere le decisioni più appropriate, anziché costringere tutti a rincorrerle successivamente e a rimediare agli errori.
Per queste ragioni aderiamo alle cinque manifestazioni indette il prossimo 1° aprile da Fillea – Cgil e Feneal – Uil e saremo in piazza per portare la voce dei cittadini e rivendicare misure a loro tutela.