La situazione di pesante disagio che vivono ogni giorno i pendolari deriva dai tagli al trasporto pubblico e dall’assenza di controlli di cui sono responsabili il Ministero delle Infrastrutture e le Regioni.
Quello che sta succedendo è frutto di investimenti me attenzioni, che devono essere indirizzati nelle aree urbane per dar risposta a quasi 3 milioni di cttadini e ai tanti che ogni giorno, per lavoro o per necessità, vorrebbero prendere un treno.
Senza un intervento radicale, purtroppo, aumenteranno le differenze fra una parte e l’altra del Paese, con un denominatore però comune sia al nord che al sud: a pagare in termini di costi e di disagi saranno sempre più i cittadini!
E’ un Italia che viaggia a due velocità: da una parte l’altra velocità delle Frecce e di Italo che collegano Milano, Firenze, Roma; Napoli, Torino e Veneziacon un offerta sempre più ampia e articolata, sempre più remunerativa. Fra Roma e Milano l’aumento dell’offerta è stato pari al 450% ed anche nel 2014 sono cresciuti dell’8% i passeggeri.
Dall’altra parte, quella “lenta” dei treni regionali, dove si viaggia troppo spesso fra tagli, ritardi e disservizi e con oltre 1.189 Km di rete ferroviaria storica ormai chiusi. In questo Paese a due velocità si riduce il numero dei passeggeri sulle linee regionali: se ne contano 90mila in meno al giorno, con differenze sostanziali fra le Regioni e a causa proprio dei continui tagli effettuati in questi anni al trasporto ferroviario con risultati evidenti. Ad esempio in Campania dal 2010 ad oggi sono stati effettuati tagli complessivi del 19% al servizio con punte del -50% su alcune linee. La conseguenza è che vi sono 150mila persone in meno sui treni campani. In Piemonte, invece, i taglia al servizio pari al -7,5% dei treni*km e la cancellazione di ben 14 linee hanno portato a far scendere i vaggaitori di 33mila unità dal 2012 al 2013. Eppure se si migliorasse il servizio, i viaggiatori aumenterebbero, lo dimostra la novità di quest’anno con i premi di Pendolari 2014 assegnati a tre Regioni.
La Regione Puglia per il progetto integrato per l’area metropolitana di Bari, con un grande successo in particolare per la linea Bari-Aeroporto. La provincia di Bolzano per il recupero delle linee in Val Venosta e in Val Pusteria, dove gli investimenti in materiale rotabile e nelle stazioni hanno portato quasi a triplicare i passeggeri.
La Regione Toscana è stata premiata per la riapertura della linea Cecina-Saline di Volterra.
Mentre il potenziamento del trasporto regionale procede a rilento, dall’altra parte cpntinuanoi finanziamenti per il trasporto su gomma. Dal 200 al 2014 sono piovuti sull’autotrasporto 5,6 miliardi di Euro, tra fondi diretti al sostentamento del settore, sconti sui pedaggi autostradali, riduzioni sui premi INAIL e RCA, deduzioni forfettarie non documentate per circa 113 milioni annui.
I finanziamenti da parte dei Governi che si sono succeduti in questo decennio attraverso la Legge Obiettivo ed il Piano Infrastrutturale hanno premiato per il 66% gli investimenti in strade ed autostrade, con un’attenzione prioritaria alle grandi opere. Anche le Regioni continuano a scegliere il trasporto su gomma come priorità per l’investimento! Complessivamente rappresentano il 56,6% degli stanziamenti regionali, mentre ferrovie e metropolitane devono spartirsi il restante 43,7%.
Il Governo e le Regioni devono capire che il servizio ferroviare è indispensabile per un Paese che vuole essere moderno, rispettose dell’ambiente e competitivo.
Non dimentichiamo che i treni pendolari italiani sono i più lenti d’Europa, oltre a questo il parco macchine ferroviario è vecchio ed in molti casi obsoleto; proprio per queste carenze ogni giorno vi sono ritardi, soppressioni e disagi che affliggono i viaggiatori.
Ci aspettiamo quindi la definizione di politiche legate alla mobilità ferroviaria che considerino come punto qualificante e prioritario quei milioni di donne e uomini che ogni giorno si spostano con mezzi pubblici e vorrebbero un trasporto all’altezza di una nazione civile.