Sanità: risorse per finanziare la sanità pubblica del tutto insufficienti.

Nella Legge di Stabilità viene colpito, ancora una volta, il Servizio Sanitario Nazionale.

Il Patto per la Salute prevedeva per il 2016, 115.4 miliardi di Euro per il Fondo Sanitario Nazionale.

Nella Legge di stabilità vengono assegnati solo 111 miliardi di Euro.

Una cifra del tutto insufficiente a far fronte alla domanda di salute dei cittadini.

Questi nuovi tagli alle risorse per il Servizio Sanitario Nazionale avranno effetti disastrosi su qualità e disponibilità di servizi e prestazioni: in pratica sulla la salute dei cittadini.

In tal modo si delinea una spinta sempre più forte verso servizi e prestazioni della sanità privata, prerogativa esclusiva di chi potrà permetterselo.

Riteniamo, inoltre, pericolose ed inefficaci le aspettative su ipotetici risparmi che, comunque, rischierebbero di non rimanere a disposizione della sanità pubblica .

Federconsumatori insiste sulla necessità di scelte tese a salvaguardare il diritto alla salute, con particolare attenzione ai bisogni delle fasce più disagiate e in difficoltà della nostra popolazione, impoverite anche e soprattutto dalle spese sanitarie sostenute “di tasca propria”.

È indispensabile non compromettere ulteriormente l’universalismo del nostro Servizio Sanitario Nazionale. In tal senso è necessario l’impegno di tutti per superare le crescenti disuguaglianze ed esclusioni.

Vaccinazione antinfluenzale: informare i cittadini.

Con l’avvio della campagna di vaccinazione antinfluenzale è urgente ricostruire il rapporto di fiducia dei cittadini con i medici di famiglia e con le istituzioni sanitarie dopo l’esperienza dell’anno scorso. Esperienza quella, caratterizzata da errori, allarmi, silenzi e da una gestione inadeguata e impacciata da parte delle autorità sanitarie.

Per superare la disinformazione e la cattiva gestione della passata campagna vaccinale, Federconsumatori chiede di:

 

  • Rispettare le norme previste per la catena del freddo che assicurano l’efficacia dei vaccini. Infatti il vaccino è efficace se viene mantenuta, senza interruzioni, la temperatura fra i 2 e gli 8 gradi Celsius.
  • Garantire che il medico fornisca le informazioni corrette al paziente e che quest’ultimo dia il proprio consenso consapevole, che va reso per iscritto.
  • Predisporre controlli e verifiche sull’applicazione di norme e regole.
  • Fornire con sollecitudine informazioni ed aggiornamenti sull’efficacia del vaccino, su eventuali difetti e sulle reazioni avverse.

 

Infine Federconsumatori chiede di fare immediatamente chiarezza sul Piano Nazionale vaccinazioni 2016-2018 e smentire con urgenza le eventuali manovre tese a rendere obbligatori vaccini sino ad ora non obbligatori ed aumentare (fino a raddoppiare!) la spesa annuale per i vaccini.

BpV, assemblea pubblica degli azionisti con Federconsumatori – Il Tirreno.it 02/09/2015

L’associazione dei consumatori ha organizzato un incontro a Prato per valutare come tutelare gli interessi dei soci della Popolare.

 

PRATO. Un’assemblea pubblica per gli azionisti della Banca Popolare di Vicenza per capire come muoversi per tutelare i propri interessi. A organizzarla è la Federconsumatori di Prato e della Toscana venerdì 6 novembre , alle 17, alla Camera di commercio di Prato. “Gli azionisti – fanno sapere dall’associazione dei consumatori – dopo il comunicato del Consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Vicenza dell’aprile scorso si sono trovati in possesso di azioni svalutate di colpo del 23% rispetto al valore di acquisto. Grande è l’amarezza dei risparmiatori possessori di titoli BPV, i quali a seguito della decisione della Banca, oltre alla potenziale perdita di capitale hanno subito la “beffa” di vedere aumentare nel tempo il valore delle azioni Banca Popolare di Vicenza, quando le altre banche popolari hanno visto chi più chi meno, diminuire i valori delle loro quotazioni”.

“La “beffa” – continua la nota – è ancor più evidente in quanto i risparmiatori clienti BPV sono stati chiamati a sostenere gli aumenti di capitale, con la prospettiva di potenziamento e o acquisizioni di altre banche al solo fine, ad oggi sospetto, che tali operazioni siano state utilizzate a tamponare necessità di bilancio. La imminente trasformazione in Spa che dovrebbe avvenire nel 2016 e la successiva quotazione in borsa non lascia certo maggiore fiducia sulle prospettive di recupero da parte degli azionisti anzi le previsioni sono orientate alla negatività. In questa drammatica situazione ancora più grave è la situazione per tutti coloro che avendo chiesto un fido, un prestito o un mutuo ipotecario, si sono visti offrire un pacchetto di 100 azioni BPV, corrispondente a circa 6.250 euro pregiudiziale all’ottenimento, senza avere adeguate informazioni sul rischio finanziario rappresentato dalle prospettive di valore futuro e, essendo non quotate,

sulle prospettive di liquidità ovvero di vendibilità delle azioni stesse”

All’assemblea saranno presenti i rappresentanti toscani e pratesi dell’associazione, della consulta giuridica nazionale e regionale, guidati dal presidente Federconsumatori nazionale Sergio Veroli.

Carni rosse? Moderazione sì, ma anche qualità

Di Chiara Pietrella, Fonte: Federazione Nazionale Stampa e Assostampa – Arga Toscana

Non è il primo allarmismo sulle carni rosse, quello lanciato nei giorni scorsi dall’IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro di Lione, che fa parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) e che rappresenta la massima autorità in materia di studio sugli agenti cancerogeni. Negli ultimi anni abbiamo sentito spesso questo allarme, poi sempre successivamente moderato, se non finito nel dimenticatoio dopo giorni accesi di dibattiti e battaglie a suon di studi e ricerche. Oggi, ad essere sul banco dei principali imputati, sono le carni rosse lavorate, cioè quelle salate, essiccate, fermentate o affumicate e trattate di norma con additivi, tra cui i conservanti, per migliorarne il sapore o la conservazione, che sono state catalogate dall’IARC tra i cancerogeni “certi” (gruppo 1) e le carni rosse in generale, come manzo, maiale, vitello, agnello, ecc., che sono state invece inserite nella lista dei “probabili” carcinogeni per l’uomo (gruppo 2°).

Il dibattito è ancora aperto, ma la questione in discussione sembra riguardare soprattutto la quantità di consumo. Gli oncologi, compresi gli stessi studiosi dell’IARC, focalizzano le loro rassicurazioni sul fatto che è l’eccesso a determinare possibili problemi di salute e quasi tutti gli esperti sembrano chiudere la questione concordando sul fatto che consumare carne rossa al massimo una o due volte alla settimana non determina particolari problemi di salute. Sulla questione abbiamo chiesto un parere al prof Matteo Giannattasio, medico e agronomo, già docente del corso “Alimenti e salute del consumatore” all’Università di Padova e studioso del rapporto tra salute e qualità del cibo: “Tra i fattori principali da considerare in materia di cibo, va annoverata anche la qualità” afferma Giannattasio. “Il problema fondamentale è che spesso i prodotti che troviamo in commercio, non rispettano appieno questo sostanziale requisito, sebbene rispettino gli standard richiesti per legge”. Secondo il professore, dunque, è il “valore” del cibo che dobbiamo ricercare, stando attenti agli allevamenti di produzione, agli additivi e agli altri prodotti utilizzati nelle preparazioni più per finalità tecnologiche che nutrizionali, e, soprattutto nel caso di carni lavorate, ai tagli utilizzati. Certo, non è facile leggere le etichette, perché noi consumatori non sappiamo esattamente cosa significano sigle come “E331” o altri strani numeri o nomi (quanti consumatori sanno che tipo di carne è quella indicata in etichetta come “carne separata meccanicamente”?), né tantomeno del loro effetto sulla nostra salute. Allora come fare? “Nel caso, ad esempio, di insaccati come i wurstel, è utile in primo luogo confrontare i prodotti verificando la quantità di carne percentuale presente. Il taglio non è quasi mai indicato, ma è bene preferire carni che provengono da allevamenti biologici. Un altro fattore da confrontare fra le varie marche è la quantità di ingredienti diversi dalla carne, come zuccheri, additivi e aromi. Più ce ne sono e più scadente è il prodotto. Per gli aromi, meglio le spezie naturali che le sostanze di sintesi”. Un confronto su tre marche diverse di wurstel di carne suina che può fornire diverse indicazioni nella scelta è stato pubblicato dal prof. Giannattasio sul sito di Valore Alimentare, di cui è direttore scientifico. “Per quanto riguarda le altre carni conservate o essiccate – continua il professore – è bene preferire prodotti il cui taglio sia visibile, come nel caso di speck e prosciutti crudi. Diverso è il caso dei prosciutti cotti o degli insaccati come la mortadella, il cui contenuto viene impastato e lavorato”. Per quanto riguarda invece il consumo di carni rosse tal quali, secondo il professore “una bistecca di bovino allevato bene, avrà i giusti nutrienti e un minor contenuto di grassi saturi, conterrà meno acqua e avrà più sapore. Sarà inoltre minore il rischio che contenga antibiotici o residui di pesticidi. Fermo restando che il consumo di carni rosse, in tutti i casi, va moderato rispetto a quello che vediamo sulle nostre tavole” e in questo il professore concorda con gli altri esperti: “non più di una o due volte alla settimana e accompagnata da un abbondante contorno di insalata” ma ci tiene a dire però che “si può vivere benissimo anche senza mangiar carne”.

Siamo dunque un po’ più tranquilli, noi toscani amanti della carne. Non è dannoso mangiarla, se usiamo la moderazione e badiamo alla qualità, che nella nostra regione non manca di certo. Del resto i nostri antenati, al tempo in cui vivevano di caccia, di carne ne avranno mangiata tanta.

Banca popolare di Vicenza – il 6 novembre iniziativa pubblica a Prato

Gli azionisti, dopo il comunicato del Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare di Vicenza dell’8 Aprile 2015 si sono trovati in possesso di azioni svalutate di colpo del 23% rispetto al valore di acquisto.

Grande è l’amarezza dei risparmiatori possessori di titoli BPV, i quali a seguito di tale notizia, oltre alla potenziale perdita di capitale hanno subito la “beffa” di vedere aumentare nel tempo il valore delle azioni Banca Popolare di Vicenza, quando le altre Banche Popolari hanno visto chi più chi meno, diminuire i valori delle loro quotazioni.

La “beffa” è ancor più evidente in quanto i risparmiatori clienti BPV sono stati chiamati a sostenere gli aumenti di capitale, con la prospettiva di potenziamento e/o acquisizioni di altre banche al solo fine, ad oggi sospetto, che tali operazioni siano state utilizzate a tamponare necessità di bilancio.

La imminente trasformazione in Spa che dovrebbe avvenire nel 2016 e la successiva quotazione in borsa non lascia certo maggiore fiducia sulle prospettive di recupero da parte degli azionisti anzi le previsioni sono orientate alla negatività.

In questa drammatica situazione ancora più grave è la situazione per tutti coloro che avendo chiesto un fido, un prestito e/o un mutuo ipotecario, si sono visti offrire un pacchetto di 100 azioni BPV, corrispondente a ca. €. 6.250,00, pregiudiziale all’ottenimento, senza avere adeguate informazioni sul rischio finanziario rappresentato dalle prospettive di valore futuro e, essendo non quotate, sulle prospettive di liquidità ovvero di vendibilità delle azioni stesse.

De Martis: vi dico a cosa serve il caporalato

Il Tirreno (ed. di Grosseto) di Giovanna Mezzana. I caporali, gli sfruttatori dei braccianti agricoli, svolgono una “funzione”: quella di gettare acqua su carboni ardenti e arginare così il rischio di una vampata di fuoco. L’ abbiamo resa così (e tra poco la spiegheremo) quella che è l’ idea di Giuseppe De Martis, presidente di Federconsumatori. Monta il dibattito sul fenomeno del caporalato in Maremma: da Attac che propone di creareuna cooperativa per toglierli dalle grinfie degli agrofaccendieri a Legacoop che boccia questa idea. E poi c’ è anche il ciclo di conferenze “Agrimafie e caporalato” ospitato da Cgil. La sensazione però è che si rimanga sempre confinati entro il perimetro del dibattito: certo, a ciascuno il suo (ruolo), ma tant’ è. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando la sala Pegaso di Palazzo Aldobrandeschi ospitò il mega convegno SicurGrosseto, a cura di Unipol Assicurazioni, occasione nella quale fu presentata una sorta di mappatura della Maremma sotto il profilo della legalità e della sicurezza. Si parlò di droga e di spaccio, di borseggi e di furti ma anche di caporalato, come di una “piaga” che cominciava ad essere purulenta. Parliamo con De Martis, in quegli anni numero uno del consiglio territoriale di Unipol, tra gli organizzatori del convegno. Sul fronte della guerra al caporalato che cosa s’ è fatto in questi dieci anni? «Poco, mi pare molto poco. A Grosseto ci si scandalizza per quel che accade nel Salernitano e non ci si accorge di quel che accade sotto casa». Cosa intende? «Grosseto è anche la città dove alle cinque del mattino partono furgoni di disperati che lavoreranno quattordici ore per poco più di dieci euro al giorno, dove esiste il lavoro nero». Che messaggio uscì dal convegno SicurGrosseto del 2005 nel corso del quale la Fondazione Cesar presentò un dossier su sicurezza e legalità? «Si confermò il fatto che a Grosseto il fenomeno del caporalato era ben presente anche se non in forme sfacciatamente evidenti come in alcune regioni del Paese». E da allora come si è sviluppato il contrasto ad esso? «La comunità dei grossetani non vede nulla, salvo poi scandalizzarsi se muore un bracciante in Sicilia. La Cgil dice che c’ è il lavoro nero perché l’ Ispettorato del lavoro ha poco personale da destinare alle ispezioni: intendiamoci, non è solo l’ Ispettorato che deve contrastare il fenomeno. La gente continua ad essere sfruttata e, anzi, adesso da qui li portano in Emilia-Romagna». Si spieghi meglio. «Si parla di pulmini di braccianti che partono da Grosseto alle 4 della mattina e tornano in città alle 23-24 della notte. Li portano là. Si spingono fino al confine con l’ Emilia-Romagna». Mi scusi, con tutti gli uliveti, i vigneti, le grandi estensioni agricole che ci sono in Maremma, per qual ragione vanno sulla via Emilia? «Non lo so. So solo che questi viaggi da Grosseto verso Bologna ci sono». Ma insomma, convegni a parte, si fa qualcosa o no per combattere il caporalato? Lei che idea s’ è fatto? «Le ipotesi sono due. O qui a Grosseto si è deciso di trattare il caporalato come a Napoli si tratta il business del contraffatto e a suo tempo si trattò il contrabbando delle sigarette oppure non si è in grado di combattere il fenomeno» Quale sarebbe il “modello Napoli”? «Ricorda quando a Napoli si colpì con la mano pesante il contrabbando delle sigarette e poi si decise di allentare le maglie per evitare una vera e propria guerra? Ecco, idem si fa oggi con la merce contraffatta. Crede che le forze dell’ ordine non sappiano dove sono i grandi centri in cui si smista la merce taroccata? Probabilmente a Grosseto è la stessa cosa: questa gente disperata (chi finisce a fare il bracciante sotto caporale) dovrà pur mangiare, se non va nei campi, borseggia, fa scippi, rapine. E così si lascia fare. Per la pace sociale».

GIOVANNA MEZZANA

Non sottovalutare gli studi scientifici

Il cancro al colon retto è il tumore a maggior insorgenza nella popolazione italiana.

Di fronte a questo dato bisogna evitare però allarmismi e banalizzazioni. E’ compito del Governo fare chiarezza sul contenuto del documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e non sottovalutare il seganle di allarme lanciato.

Federconsumatori non intende sottovalutare le indicazioni che emergono dagli studi sui fattori di rischio per il cancro, per ultimo quelli della carne lavorata.

Per questo motivo è importante enfatizzare l’importanza di identificare i fattori di rischio, che devono accrescere la conoscenza necessaria per migliorare la prevenzione oncologica.

E’ altrettanto importante conoscere il rapporto scientificamente stabilito rispetto ai cancerogeni.

Federconsumatori è consapevole che la cancerogenesi ha carattere multifattoriale, tale per cui non è detto che da un solo e determinato fattore scaturisca una sola patologia.

Pertanto la nostra Associazione chiede al Ministro di non trattare con superficilità tali studi, ma di farne tesoro, di valutare ed indicarne i rischi. In tal senso è fondamentale informare i cittadini, creare le condizioni di tutela della salute e di fornire tutte le informazioni necessarie per consentire a ciascuno di ottimizzare la propria protezione.

A tal fine chiediamo al Ministro un incontro per affrontare al meglio tale situazione, garantendo ai cittadini le necessarie forme di tutela.

Associazioni dei Consumatori alla Banca d’Italia: completa e definitiva attuazione del divieto di anatocismo

Dodici associazioni di consumatori – Adusbef, Asso-Consum, Cittadinanzattiva, Codacons, CTCU, Federazione Confconsumatori-ACP, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Rete Consumatori Italia (Assoutenti, Codici e Casa del Consumatore) – hanno presentato alla Banca d’Italia un documento con commenti, proposte e richieste di modifica alla bozza di delibera del CICR, attuativa del nuovo articolo 120 t.u.b. che dal 1° gennaio 2014 vieta l’anatocismo nei rapporti bancari.

La delibera del CICR, secondo le associazioni, deve adottare le soluzioni che confermino il divieto di anatocismo nei rapporti bancari. Il divieto oramai rappresenta un punto fermo cui il CICR si deve adeguare, e la delibera deve fornire un quadro giuridico stabile che non consenta alle banche facili scappatoie innescando un contenzioso di massa che sarebbe dannoso per tutto il sistema. Il ritardo con il quale è stata presentata la proposta di delibera ha certamente alimentato comportamenti elusivi di tutte le banche che devono cessare immediatamente ed essere sanzionati. Le associazioni chiedono che vengano confermati:

– il divieto di anatocismo, così come interpretato dalla giurisprudenza;

– la contabilizzazione annuale degli interessi;

Ufficio stampa Movimento Consumatori

via Piemonte, 39/A – 00187 Roma

Tel. 06 4880053 int. 18 – 338 1990510
ufficio.stampa@movimentoconsumatori.it
www.movimentoconsumatori.it

– la previsione del termine minimo di 60 giorni per il pagamento.

Deve quindi cessare l’anatocismo automatico e preventivamente pattuito che rappresenta un ostacolo alla trasparenza dei mercati e un moltiplicatore del debito da interessi. Alcune proposte presenti nella bozza di delibera sono illegittime e/o inopportune e richiedono una modifica:

– deve essere esplicitato che l’intera delibera si applica anche agli interessi di mora;

– le eventuali convenzioni per l’addebito sul conto degli interessi non pagati devono essere successive di sei mesi al momento in cui gli interessi sono divenuti esigibili, devono essere redatte in forma scritta e accompagnate da specifici obblighi informativi;

– le autorizzazioni a imputare le nuove rimesse a pagamento degli interessi nei conti affidati devono essere successive di sei mesi al momento in cui sorge l’obbligo di pagamento degli interessi;

– è necessario esplicitare che le sole nuove norme della delibera (contabilizzazione annuale, termine di esigibilità, ecc.) entreranno in vigore dal 2016, in quanto il divieto di anatocismo è invece vigente dal 1° gennaio 2014.

Dopo oltre 15 anni di contrapposizioni tra il legislatore e la giurisprudenza e dopo anni di un esteso contenzioso, le associazioni auspicano che il CICR voglia adottare le modifiche proposte che potranno delineare finalmente un quadro regolamentare stabile e conforme alla decisione politica di vietare l’anatocismo bancario.

Privatizzazione Poste: un furto a danno delle future generazioni.

La logica con cui il Governo sta gestendo la questione delle privatizzazioni risulta molto discutibile.

Si stanno letteralmente “svendendo” i gioielli di famiglia, depauperando le risorse a disposizione del futuro dei giovani che vivono peraltro una situazione drammatica relativamente alle questioni attinenti il lavoro e l’occupazione, che si attesta al 42%.

Dalle attuali dichiarazioni dei Ministri responsabili (ed è su questo punto che ci contrapponiamo in maniera radicale) le risorse della privatizzazione pari a 3,4 miliardi di Euro non saranno destinate alla crescita e non saranno in alcun modo restituite ai giovani ai quali stiamo sottraendo un patrimonio, bens’ saranno indirizzate al taglio del debito pubblico.

Debito che, per di più, viene aumentato di ben 14,5 miliardi secondo quanto disposto dalla Legge di Stabilità.

Il Debito Pubblico, secondo noi, dev’essere abbattuto attraverso una seria spending review che sia di contrasto a sprechi, abusi e privilegi.

E’ un’operazione, quindi, che di certo non aiuta il Paese a fuoriuscire dalla profonda crisi in cui ancora versa e che, a causa di questo drammatico tasso di disoccupazione, costringe le famiglie a sostenere sulle proprie spalle il sostentamento di giovani e meno giovani senza lavoro, con una spesa che il nostro ONF (osservatorio nazionale Federconsumatori) ha calcolato pari a circa 400-500 € al mese.

Rosario Trefiletti, di Federconsumatori, ed Elio Lannutti di Adusbef dichiarano:

“Per questo chiediamo un sussulto di responsabilità da parte del Parlamento, affinchè si impegni per un impiego mirato e attento delle risorse ricavate dalle privatizzazioni, che dovranno essere destinate esclusivamente al rilancio dell’occupazione”

Carne: le istituzioni competenti forniscano chiarimenti e informazioni

L’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione, ha inserito le carni rosse e lavorate fra le sostanze che possono causare il cancro negli esseri umani. La notizia naturalmente ha una portata clamorosa, poichè riguarda direttamente la Salute pubblica e l’integrità stessa della persona.

Proprio per questo è necessario ed urgentissimo l’intervento delle istituzioni italiane ed europee: il Ministero della Salute, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), il Ministero dell’Agricoltura e gli altri organismi competenti in materia di salute ed alimentazione devono fornire chiarimenti sugli esami da effettuare, sui campioni presi in esame e soprattutto sulla reale ed effettiva pericolosità della carne.

Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti rispettivamente di Federconsumatori ed Adusbef, dichiarano:

“I cittadini hanno bisogno d’informazioni corrette, di trasparenza, di chiarezza e di notizie certe ed attendibili in merito alla pericolosità di questi alimenti”.