Euribor: tasso ai minimi storici, ma le rate dei mutui non scendono quanto dovrebbero. Il Governo intervenga duramente censurando i comportamenti speculativi delle banche.

Qualcuno ricorderà la vicenda di recente memoria relativa all’aumento incredibile delle rate dei mutui di tasso variabile registrato nel 2008, a causa della crescita del tasso di riferimento (Euribor) a livelli mai visti, con picchi anche oltre il 6.

Oggi ci troviamo nella situazione esattamente opposta: il tasso Euribor è ai minimi storici, addirittura sotto zero (Euribor a 1 mese: -0,35; Euribor a 3 mesi: -0,26; Euribor a 6 mesi: -0,14).

Le rate dei mutui a tasso variabile che non abbiano previsto nelle clausole contrattuali degli appositi pavimenti e tetti (“floor” e “cap”), dovrebbero portare in riduzione l’Euribor negativo. Il problema è che molti istituti bancari non lo stanno facendo. Una situazione che si protrae dai primi mesi del 2015 e che non trova soluzione nonostante appositi pareri di Bankitalia e dell’ABI, che ci hanno dato ragione nel sostenere la necessità di tale adeguamento.

Secondo i nostri calcoli, in questo modo, le banche percepiscono una rata più alta del 2-3% rispetto a quanto dovuto.

Un esempio concreto: un mutuo di 250.000 Euro, di durata ventennale, dovrebbe avere una rata di mutuo di circa 1.175 Euro (prendendo come parametro l’Euribor a 3 mesi). Per la stessa rata, non sottraendo il tasso Euribor negativo allo spread, la banca applica invece una rata di 1.205 Euro.

E così di mese in mese.

Un atteggiamento insopportabile, a maggior ragione se si considera il clima generale di favori e regali che, di continuo, vengono elargiti nei confronti del sistema bancario.

Il Governo deve immediatamente prendere posizione contro questa intollerabile condotta, rendendo automatico il rimborso degli importi indebitamente versati dai sottoscrittori dei mutui a tasso variabile.

Non tollereremo oltre questa situazione, che già si protrae da troppo tempo. Auspichiamo in tal senso una immediata risposta elle interrogazioni parlamentari.

Intanto invitiamo tutti i cittadini coinvolti a rivolgersi presso i nostri sportelli per avere la necessaria assistenza ed informazione, nonché per avanzare le richieste di rimborso.

 

In allegato, nel dettaglio, il prospetto con il costo della rata di un mutuo di 250.000 Euro oggi e nel 2008.

Unioni civili: riconosciuti i diritti delle coppie omosessuali e delle unioni di fatto. Sanato finalmente un insensato vuoto normativo e disciplinati diritti e doveri di coppie e conviventi.

In seguito ad un percorso lungo e accidentato, finalmente anche il nostro Paese riconosce i legami affettivi

e definisce diritti, doveri e responsabilità delle coppie omosessuali e dei conviventi di fatto.

Di particolare rilievo il dovere alla coabitazione e all’assistenza morale e materiale, l'obbligo a far fronte ai

bisogni comuni, il riconoscimento del diritto reciproco di visita ed assistenza in caso di malattia e ricovero,

e di accesso alle informazioni sanitarie nonché la possibilità di ciascun convivente di designare l'altro quale

suo rappresentante per decidere in materia di salute, donazione organi ecc. Altrettanto importante,

inoltre, è il diritto del partner alla reversibilità della pensione e all’eredità nel caso delle unioni civili.

Federconsumatori plaude all’approvazione di una legge che, nonostante alcuni limiti – come l’assenza di

disposizioni in materia di adozioni – rappresenta una vera conquista in materia di diritti civili fino a questo

momento insensatamente e ingiustamente negati e segna un grande passo avanti per il nostro Paese.

Canone RAI: ancora una settimana di tempo per presentare la dichiarazione di non detenzione della tv. Ecco tutte le informazioni utili.

Canone RAI: ancora una settimana di tempo per presentare la dichiarazione di non detenzione della tv. Ecco tutte le informazioni utili.

La prima scadenza relativa al canone RAI si avvicina. E’ fissato a lunedì 16 maggio, infatti, il termine ultimo per la presentazione della dichiarazione di non detenzione della tv, grazie alla quale coloro che sono intestatari di un’utenza elettrica residenziale, ma non detengono alcun apparecchio televisivo non si vedranno addebitare la tassa in bolletta. Le segnalazioni e le richieste che riceviamo presso i nostri sportelli dimostrano tuttavia che i cittadini non sono ancora adeguatamente informati in merito e che la situazione è caotica. Proprio per questo, in vista dell’imminente deadline di lunedì prossimo, ribadiamo alcune indicazioni utili:

– Il canone ammonta a 100,00 € annui ed è dovuto SOLO UNA VOLTA per ogni famiglia anagrafica. Per famiglia anagrafica si intende un “insieme di persone legate da vincoli di parentela, affinità, matrimonio, adozione, tutela o vincoli affettivi, coabitanti e aventi dimora abituale nello stesso Comune”. In questo concetto rientrano, pertanto, anche le coppie di fatto che abbiano stabilito la propria residenza nello stesso luogo. Ovviamente la famiglia anagrafica può essere formata anche da una sola persona.
– Devono presentare l’autocertificazione gli intestatari di utenza elettrica residenziale nelle cui abitazioni non è presente un apparecchio televisivo e gli intestatari di utenza elettrica residenziale nelle cui abitazioni non è detenuto un apparecchio televisivo oltre a quello/i per cui è stata presentata la denuncia di cessazione dell’abbonamento radio televisivo per suggellamento. La dichiarazione deve essere presentata anche nel caso di due persone appartenenti alla stessa famiglia ma intestatarie di utenze separate, quindi per i casi in cui un altro componente della famiglia anagrafica è intestatario di utenza di fornitura di energia elettrica residenziale su cui verrà addebitato il canone. L’autocertificazione può essere presentata anche dall’erede in relazione all’utenza intestata transitoriamente ad un soggetto deceduto.
– La dichiarazione deve essere trasmessa via posta con raccomandata senza busta insieme alla copia di un valido documento d’identità all’indirizzo: Agenzia delle Entrate Ufficio di Torino 1 S.A.T. – Sportello abbonamento tv – casella postale 22 – 10121 Torino oppure in via telematica mediante l’utilizzo di un’applicazione web disponibile sul sito internet dell’Agenzia delle Entrate, utilizzando le credenziali fisconline o Entratel rilasciate dall’Agenzia delle Entrate o tramite gli intermediari abilitati (es. CAF).
– Gli intestatari di utenza elettrica che hanno intestate anche altre utenze non residenziali (seconde case) devono pagare il canone solo una volta ma non devono presentare alcuna dichiarazione: pur auspicando che lo scambio di informazioni tra le società che erogano l’energia e l’Agenzia delle Entrate avvenga correttamente e quindi sulle utenze non residenziali non venga addebitato il canone è necessario che i cittadini controllino adeguatamente.
– Nel caso in cui marito e moglie abbiano due residenze diverse e siano titolari di altrettante utenze elettriche, si vedranno addebitare il canone due volte, ciascuno sulla propria bolletta.
– La dichiarazione non deve essere presentata da chi non è titolare di un’utenza di fornitura di energia elettrica per uso domestico residenziale. Se quindi nella stessa famiglia anagrafica un soggetto è titolare dell’utenza elettrica e un altro è il titolare dell’abbonamento Rai, il canone è addebitato solo sulla fattura per la fornitura di energia elettrica e si procederà alla voltura automatica dell’abbonamento nei confronti del titolare dell’utenza elettrica, senza alcun adempimento a carico del vecchio abbonato.
– Sono esenti dal canone gli anziani di età pari o superiore a 75 anni che abbiano un reddito (insieme a quello del coniuge) inferiore a 6.713,98 euro annui.

Per ulteriori chiarimenti e informazioni e per ricevere assistenza invitiamo i cittadini a rivolgersi agli sportelli territoriali Federconsumatori.

Acque con pesticidi: in Italia il 64% sono contaminate. Necessari maggiori controlli e provvedimenti immediati per regolare l’utilizzo di diserbanti, fungicidi e insetticidi.

Acque con pesticidi: in Italia il 64% sono contaminate. Necessari maggiori controlli e provvedimenti immediati per regolare l’utilizzo di diserbanti, fungicidi e insetticidi. A partire dal NO al rinnovo delle autorizzazioni per l’utilizzo del glifosato.

Intollerabile la situazione delineata dal rapporto Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), che riporta livelli di contaminazione inediti. La presenza dei pesticidi riguarda il 63,9% dei laghi e dei fiumi italiani e più di un terzo delle falde acquifere, anche profonde, con un aumento del +20% nelle acque superficiali e +10% in quelle sotterranee.
Ad aumentare, secondo lo studio, non è solo la il livello di contaminazione, ma anche la quantità di sostanze trovate. Il rapporto, che prende in considerazione il biennio 2013-2014, indica 365 sostanze rilevate nei 3747 punti di campionamento (nel 2012 erano 335), tra erbicidi, fungicidi e insetticidi.
La situazione è allarmante perché tali livelli di inquinamento comportano necessariamente azioni di abbattimento e depurazione per poter immettere nei rubinetti delle case italiane acqua a norma di legge, contrastando peraltro con il principio fondamentale alla base della Direttiva Quadro sulle Acque (la 60 del 2000), che dice che bisogna prevenire il ricorso all’abbattimento.
Chiediamo un’immediata azione da parte delle autorità competenti per mettere fine a questa situazione di emergenza fatta norma, dove la depurazione è divenuta la soluzione rispetto a un problema di inquinamento dilagante. Sono necessari, allora, maggiori controlli e provvedimenti immediati per regolare l’utilizzo di diserbanti, fungicidi e insetticidi, evitando l’inquinamento anziché ricorrere all’abbattimento.
Una nota particolare merita la questione del glifosato: si tratta del pesticida più diffuso al mondo. Secondo lo Iarc (agenzia dell’OMS) il glifosato è classificato come “possibile cancerogeno per l’uomo”.
Dalla ricerca dell’Ispra sulle acque superficiali emerge che il glifosato è il principale responsabile delle contaminazioni, attestandosi come il pesticida più presente nelle acque di superficie in Italia.
La commissione Europea, proprio a maggio, è chiamata a decidere se rinnovare o meno per altri 10 anni l’autorizzazione all’utilizzo di tale pesticida. Ci appelliamo al Governo ed alla Commissione affinché, nel rispetto del principio di precauzione e vista la pericolosità di tale sostanza, si rinunci categoricamente a rinnovare le autorizzazioni, vietando l’utilizzo del glifosato nell’ottica di garantire la salute e la sicurezza dei cittadini europei.

Olio di palma: troppi rischi per la salute, specialmente dei giovani consumatori. Urgono provvedimenti concreti per vietarne l’utilizzo.

Dopo anni di inchieste, approfondimenti e sospetti, è arrivata l’autorevole conferma dell’Efsa (Autorità Europea per la Sicurezza alimentare), l’olio di palma fa male. Il verdetto, dopo uno studio decennale sugli effetti nocivi di questo grasso tropicale, è inequivocabile: l’olio di palma contiene tre sostanze tossiche, una delle quali classificata come cancerogena, il glicidiolo (GE).

I prodotti alimentari coinvolti sono moltissimi e sono distribuiti in tutto il mondo interessando ogni fascia d’età, ma in maniera particolare bambini ed adolescenti. Il palma, infatti, è notoriamente utilizzato nella produzione di snack, merendine, prodotti da forno, dolci e torte.

Dalle 160 pagine del dossier dell’Autorità emerge come i tre contaminanti si formino nei processi di raffinazione ad alte temperature di oli vegetali, che raggiungono i 200° C. Il problema riguarda anche altri oli vegetali e margarine, ma in maniera molto meno incisiva. L’olio di palma contiene tali sostanze da 6 a 10 volte di più.

In Italia il consumo del grasso vegetale è elevatissimo, visto il largo impiego che ne viene fatto dalle grandi produzioni alimentari; con un consumo pro-capite record di 12 grammi al giorno, secondo alcune stime.

Chiediamo provvedimenti seri ed immediati da parte delle autorità competenti per tutelare la salute dei consumatori, specialmente dei più giovani, più vulnerabili e maggiormente inclini al consumo degli alimenti sotto accusa. Azioni immediate volte a porre definitivamente l’olio di palma fuori dalle nostre tavole.

Stop TTIP Italia: Federconsumatori e Adusbef aderiscono alla manifestazione che si terrà domani. Dal trattato gravi rischi per le tutele ed i diritti conquistati dai cittadini.

Federconsumatori e Adusbef, che dal primo momento hanno denunciato i rischi e le gravissime conseguenze del TTIP, aderiscono alla manifestazione che si terrà a Roma domani 7 maggio.

L’appuntamento è alle ore 14:00 in Piazza della Repubblica.

Il Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti è un accordo commerciale di libero scambio tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America.

L’obiettivo è quello di integrare i due mercati, riducendo i dazi doganali e rimuovendo in una vasta gamma di settori le barriere non tariffarie (vale a dire le differenze relative a regolamenti tecnici, norme e procedure di omologazione, standard applicati ai prodotti, regole sanitarie e fitosanitarie). Secondo gli intenti dei propositori del trattato questo renderebbe possibile la libera circolazione delle merci, ma dietro l’alibi liberista si nasconde una grave riduzione delle garanzie e il rischio per la di tutela dei diritti dei consumatori. A dirlo non siamo solo noi, ma economisti del calibro di Joseph Stiglitz.

Le pericolose limitazioni sulle leggi che i governi partecipanti potrebbero adottare per regolamentare diversi settori economici, in particolare banche, assicurazioni, commercio, telecomunicazioni e servizi postali, introdurrebbero norme in grado di consentire alle multinazionali americane di intentare cause per «perdita di profitto» contro i governi dei paesi europei, qualora questi portassero avanti legislazioni a tutela dell’ambiente (per esempio contro la diffusione degli OGM), o a favore dei diritti sociali.

Verrebbero abrogati il principio di precauzione, la tracciabilità sulla filiera alimentare ed i requisiti igienici per non intossicare i consumatori presente nella legislazione europea, la denominazione di origine dei prodotti. Vengono consentiti l’uso di ormoni e sostanze chimiche e massicce dosi di antibiotici per consentire maggiore crescita al bestiame, gli Ogm senza dichiararli in etichetta, i trattamenti di igienizzazione chimica con la clorina, finora proibiti.

Anche i diritti sindacali europei non avranno valore se contrari alle norme sul libero scambio e libera circolazione contenuti nel TTIP, senza possibilità per i lavoratori vessati di rivolgersi al giudice del lavoro locale. Assieme alle barriere tariffarie e ai diritti salteranno anche altri ostacoli quali regole, controlli e standard minimi richiesti per la circolazione della merce, norme sulle sostanze chimiche tossiche, leggi sanitarie, prezzi dei farmaci, libertà di Internet e la privacy dei consumatori, l’energia, i brevetti ed i copyright.

“In quest’ottica i diritti, la qualità, il rispetto delle tutele in campo lavorativo, sanitario, ambientale, tutti ambiti delicatissimi, rischierebbero di sparire dietro a meri interessi commerciali, promuovendo quelle normative che meglio si adattano all’espansione ed al profitto delle grandi lobbies economiche e finanziarie.” – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef.

Ma vi è di peggio: il TTIP obbliga i cittadini europei a rivolgersi, non al giudice nazionale, ma a un tribunale di natura privata per tentare un arbitrato lottando a proprie spese contro gli staff legali delle multinazionali, gettando così popoli europei, le piccole imprese locali, gli agricoltori, nelle grinfie delle grandi corporation americane.

Un’ipotesti inaccettabile da qualsiasi punto di vista. Per questo è necessario che i cittadini siano informati sui rischi di tale trattato e siano pronti a pronunciare fermamente il proprio no a questo vero e proprio sconvolgimento di ogni diritto e di ogni tutela conquistata.

Sanità: Regolamento europeo per la protezione dei dati personali. Anche in Italia è necessario responsabilizzare aziende e pubbliche amministrazioni per garantire la massima sicurezza dei processi di trattamento dei dati personali e disporre adegu

Il 24 maggio entrerà in vigore il regolamento europeo per la protezione dei dati personali da attuare entro i prossimi due anni.

Sarà perciò necessario superare velocemente gli ostacoli della cosiddetta innovazione digitale in sanità, ostacoli che riguardano, in sintesi, le risorse economiche scarse e insufficienti, la resistenza del personale a tecnologie che comportano e richiedono cambiamenti organizzativi e di sistema, infine la scarsa cultura digitale degli operatori sanitari.

Di conseguenza alle regioni si richiederà l’onere di indirizzo, promozione di innovazione, sicurezza digitale e di offerta di servizi. Al Governo spetterà invece il compito di garantire le norme e le regole necessarie.

In tal seno Federconsumatori ritiene prioritario ed urgente:

– provvedere a riorganizzare le modalità di gestione e di utilizzo dei dati personal, in particolare rivedere i processi di trattamento dei dati in funzione della valutazione di effettiva necessità, impatto, dei sistemi di certificazione e dei sistemi di notificazione delle violazioni,

– attrezzare le aziende ad assolvere al nuovo obbligo di gestire i dati in assoluta sicurezza, correttezza ed esattezza e di certificarne il trattamento,

– adeguare il nostro ordinamento e garantire li necessario allineamento tra le disposizioni nazionali (nuove o confermate) e le nuove norme.

Iniziativa pubblica: Campagna di sicurezza per gli anziani

Mercoledì 4 maggio vi invitiamo a partecipare alla “Campagna di sicurezza per gli anziani”. L’incontro si terrà alle ore 16.30 presso il Centro Sociale Culturale Ricreativo “Il Lido” di Via Giampaolo Orsini 44.

Sarà un’occasione preziosa di informazione e sensibilizzazione sul tema delle truffe ed i raggiri maggiormente messi in atto ai danni della popolazione più anziana.

Vi invitiamo tutti a partecipare e a diffondere la locandina dell’evento.

 

CANONE RAI IN BOLLETTA: IL CONSIGLIO DI STATO INVITA A RIVEDERE IL REGOLAMENTO

“Mancanza di un qualsiasi richiamo ad una definizione di cosa debba intendersi per apparecchio televisivo, dal momento che sul mercato sono ormai disponibili molti “device” per la ricezione dei programmi. Nessun riferimento allo scambio dati tra vari enti necessario per l’addebito. Formule tecniche di non facile comprensione. Segnalando queste “criticità”, il Consiglio di Stato invita l’amministrazione a rivedere il regolamento sul canone Rai in bolletta, sospendendo il proprio parere in merito”.